Il maestoso campanile che domina Firenze da oltre 700 anni è ormai parte integrante dell’identità della città. Conosciuto semplicemente come “Il Campanile”, la torre eretta accanto al duomo di Santa Maria del Fiore è diventata un vero e proprio simbolo riconoscibile di Firenze in tutto il mondo. Fin dai primi giorni della mia visita a questa meravigliosa città d’arte, non potevo fare a meno di alzare lo sguardo e restare incantato di fronte alla sua imponente mole che svetta fiera nel cielo.
La purezza del marmo bianco che lo riveste e le linee geometriche slanciate della struttura donano al Campanile un aspetto di eleganza e maestosità uniche. Sembra ergersi a guardia protettiva di Firenze, testimone silenzioso della storia della città attraverso i secoli. Ma dietro a questa iconica presenza si cela una storia affascinante che risale al XIV secolo.
I lavori di costruzione del campanile iniziarono nel 1334 per volere dell’Opera del Duomo, su progetto di Giotto, il celebre pittore e architetto fiorentino considerato una delle figure chiave del Rinascimento. Purtroppo Giotto non poté vedere completata la sua opera, poiché morì soli 3 anni dopo l’avvio dei lavori, nel 1337. Il cantiere rimase quindi in sospeso per diversi decenni.
Nel frattempo, nel 1348 la città di Firenze venne colpita da una violenta epidemia di peste che decimò gran parte della popolazione. Secondo alcune cronache storiche dell’epoca, i fiorentini decisero allora di far riprendere i lavori di costruzione del campanile quale atto di ringraziamento e speranza per la fine della piaga. I lavori ripresero dunque con l’apporto di nuovi maestri, tra cui Francesco Talenti che si occupò in particolare del rivestimento marmoreo esterno e della posa della prima pietra angolare nel 1357.
Il campanile venne portato a compimento solo nel 1360-1363 grazie soprattutto a Francesco Talenti e, in minor misura, a Taddeo Gaddi, che completarono l’opera secondo i disegni originari ideati da Giotto. Rimase però privo di campane fino al 1479-1482, quando se ne fusero finalmente quattro di grandi dimensioni grazie alla raccolta fondi voluta da Lorenzo il Magnifico.
La torre raggiunge un’altezza di 84,7 metri e possiede una splendida forma ottagonale che slancia ulteriormente verso l’alto la struttura. Lungo il cammino verso la vetta si snodano ben 414 gradini che si scorgono attraverso le strette bifore che illuminano l’interno. Giunti in cima, lo sguardo si perde a spaziare sull’intera città di Firenze fino a perdersi nello sfondo delle colline toscane circostanti. È da qui che si può apprezzare appieno l’equilibrio delle proporzioni del Campanile e comprendere perché sia diventato il simbolo indiscusso della città.
Uno dei fatti storici più drammatici legati al Campanile risale al 14 maggio 1902. Quel giorno, alle ore 17,45 nei cieli di Firenze si diffuse un cupo fragore: il maestoso campanile progettato da Giotto si era abbattuto al suolo. La causa della caduta fu un cedimento strutturale dovuto probabilmente ai terremoti che colpirono la zona nei decenni precedenti e alla fragilità dei fondamenti, mai sufficientemente consolidati. Lo choc per la città e per l’intero Paese fu enorme, poiché con il Campanile crollava uno dei più alti e antichi simboli dell’arte toscana e italiana.
Immediatamente ci si attivò per ricostruire quella magnifica torre che accompagnava la vita dei fiorentini da secoli. I lavori, affidati all’architetto Bazzi, furono realizzati in soli 3 anni, dal 1902 al 1905. Il nuovo campanile ricalcava fedelmente l’originale disegno giottesco, fin nei minimi dettagli. Fu inaugurato il 7 maggio 1905 alla presenza del re d’Italia Vittorio Emanuele III, restituendo a Firenze uno dei suoi emblemi più iconici.
Ancora oggi, secoli dopo la sua costruzione, il Campanile di Giotto rimane un simbolo imprescindibile e amato dai fiorentini, oltre che meta obbligata per turisti da tutto il mondo. La sua semplice eleganza continua a vegliare sulla città, ricordo mutevole ma orgoglioso di una storia gloriosa che affonda le sue radici nel Rinascimento e negli uomini straordinari che lo resero realtà.