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Viaggio nei dialetti della Lombardia

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La Lombardia è una regione dell’Italia settentrionale dove sono parlate diverse varietà dialettali, che differiscono tra loro nella pronuncia, nel vocabolario e nella grammatica.

I principali dialetti lombardi sono:

  • Il milanese, parlato a Milano e nell’hinterland. Si caratterizza per la pronuncia di alcune vocali come è o ò e per la palatalizzazione delle consonanti.

Il milanese è una variante della lingua italiana parlata a Milano e nell’hinterland milanese. Si tratta di una lingua romanza del gruppo gallo-italico, che ha subito l’influenza del lombardo e del dialetto veneto.

Il milanese si caratterizza per una serie di peculiarità fonetiche, tra cui:

  • La pronuncia di alcune vocali come è o ò: la vocale è è pronunciata come una e aperta, mentre la vocale ò è pronunciata come una o aperta.
  • La palatalizzazione delle consonanti: alcune consonanti, come la c, la l e la z, sono pronunciate con un suono palatale.

Ecco alcuni esempi di parole milanesi con le caratteristiche fonetiche sopra menzionate:

  • è: è = e aperta
    • “mè” = me
    • “piè” = piede
  • ò: ò = o aperta
    • “mò” = mo
    • “sò” = so
  • c palatale: c palatale = tsch
    • “ciao” = tschiao
    • “casa” = tschasa
  • l palatale: l palatale = ll
    • “bello” = belllo
    • “casa” = tschasa
  • z palatale: z palatale = zz
    • “zero” = zzerro
    • “casa” = tschasa

Oltre alle peculiarità fonetiche, il milanese presenta anche una serie di caratteristiche grammaticali e lessicali.

Ad esempio, il milanese ha un sistema di declinazioni dei nomi e degli aggettivi diverso da quello dell’italiano standard. Inoltre, il milanese ha un proprio lessico, che include parole e espressioni che non esistono in italiano standard.

Ecco alcuni esempi di parole e espressioni milanesi:

  • “Mia”: mia
    • “Mia mamma” = mia mamma
  • “Bè”:
    • “Bè, va bene” = bè, va bene
  • “Fare un giro”: fare un giro
    • “Andiamo a fare un giro?” = andiamo a fare un giro?
  • “Brianza”: Brianza
    • “La Brianza è una bella zona” = La Brianza è una bella zona

Il milanese è una lingua viva e dinamica, che è in continua evoluzione. È una lingua ricca e affascinante, che è parte integrante della cultura di Milano e dell’hinterland milanese.

  • Il bergamasco, tipico della provincia di Bergamo, con influenze linguistiche venete.

Il bergamasco è un dialetto lombardo parlato nella provincia di Bergamo, in Italia. Si tratta di una lingua romanza del gruppo gallo-italico, che ha subito l’influenza del veneto e del lombardo occidentale.

Il bergamasco si caratterizza per una serie di peculiarità fonetiche, tra cui:

  • La pronuncia di alcune vocali come è o ò: la vocale è è pronunciata come una e aperta, mentre la vocale ò è pronunciata come una o aperta.
  • La palatalizzazione delle consonanti: alcune consonanti, come la c, la l e la z, sono pronunciate con un suono palatale.
  • La pronuncia di alcune consonanti come s o z: alcune consonanti, come la s e la z, sono pronunciate con un suono fricativo.

Ecco alcuni esempi di parole bergamasche con le caratteristiche fonetiche sopra menzionate:

  • è: è = e aperta
    • “mè” = me
    • “piè” = piede
  • ò: ò = o aperta
    • “mò” = mo
    • “sò” = so
  • c palatale: c palatale = tsch
    • “ciao” = tschiao
    • “casa” = tschasa
  • l palatale: l palatale = ll
    • “bello” = belllo
    • “casa” = tschasa
  • z palatale: z palatale = zz
    • “zero” = zzerro
    • “casa” = tschasa
  • s fricativa: s fricativa = s
    • “casa” = casa
  • z fricativa: z fricativa = z
    • “zero” = zero

Oltre alle peculiarità fonetiche, il bergamasco presenta anche una serie di caratteristiche grammaticali e lessicali.

Ad esempio, il bergamasco ha un sistema di declinazioni dei nomi e degli aggettivi diverso da quello dell’italiano standard. Inoltre, il bergamasco ha un proprio lessico, che include parole e espressioni che non esistono in italiano standard.

Ecco alcuni esempi di parole e espressioni bergamasche:

  • “Mia”: mia
    • “Mia mamma” = mia mamma
  • “Bè”:
    • “Bè, va bene” = bè, va bene
  • “Fare un giro”: fare un gir
    • “Andiamo a fare un giro?” = andiamo a fare un gir?
  • “Brianza”: Brianza
    • “La Brianza è una bella zona” = La Brianza è una bela zona

Il bergamasco è una lingua viva e dinamica, che è in continua evoluzione. È una lingua ricca e affascinante, che è parte integrante della cultura della provincia di Bergamo.

Influenze linguistiche venete

Il bergamasco ha subito l’influenza del veneto in diversi modi. Innanzitutto, il bergamasco ha una serie di parole e espressioni che sono di origine veneta. Ad esempio, la parola “ciao” è di origine veneta, e viene usata anche in bergamasco.

In secondo luogo, il bergamasco ha una serie di caratteristiche fonetiche che sono simili al veneto. Ad esempio, il bergamasco ha una pronuncia palatale di alcune consonanti, come la c, la l e la z. Questa pronuncia è tipica del veneto.

In terzo luogo, il bergamasco ha una serie di caratteristiche grammaticali che sono simili al veneto. Ad esempio, il bergamasco ha un sistema di declinazioni dei nomi e degli aggettivi che è simile a quello del veneto.

Tuttavia, il bergamasco è una lingua distinta dal veneto. Ha le sue proprie caratteristiche fonetiche, grammaticali e lessicali.

  • Il bresciano, diffuso in provincia di Brescia, con similarità al veneto.

Il dialetto bresciano è un dialetto lombardo parlato nella provincia di Brescia, in Italia. Si tratta di una lingua romanza del gruppo gallo-italico, che ha subito l’influenza del veneto e del lombardo occidentale.

Il dialetto bresciano si caratterizza per una serie di peculiarità fonetiche, tra cui:

  • La pronuncia di alcune vocali come è o ò: la vocale è è pronunciata come una e aperta, mentre la vocale ò è pronunciata come una o aperta.
  • La palatalizzazione delle consonanti: alcune consonanti, come la c, la l e la z, sono pronunciate con un suono palatale.
  • La pronuncia di alcune consonanti come s o z: alcune consonanti, come la s e la z, sono pronunciate con un suono fricativo.

Ecco alcuni esempi di parole bresciane con le caratteristiche fonetiche sopra menzionate:

  • è: è = e aperta
    • “mè” = me
    • “piè” = piede
  • ò: ò = o aperta
    • “mò” = mo
    • “sò” = so
  • c palatale: c palatale = tsch
    • “ciao” = tschiao
    • “casa” = tschasa
  • l palatale: l palatale = ll
    • “bello” = belllo
    • “casa” = tschasa
  • z palatale: z palatale = zz
    • “zero” = zzerro
    • “casa” = tschasa
  • s fricativa: s fricativa = s
    • “casa” = casa
  • z fricativa: z fricativa = z
    • “zero” = zero

Oltre alle peculiarità fonetiche, il dialetto bresciano presenta anche una serie di caratteristiche grammaticali e lessicali.

Ad esempio, il dialetto bresciano ha un sistema di declinazioni dei nomi e degli aggettivi diverso da quello dell’italiano standard. Inoltre, il dialetto bresciano ha un proprio lessico, che include parole e espressioni che non esistono in italiano standard.

Ecco alcuni esempi di parole e espressioni bresciane:

  • “Mia”: mia
    • “Mia mamma” = mia mamma
  • “Bè”:
    • “Bè, va bene” = bè, va bene
  • “Fare un giro”: fà un gir
    • “Andiamo a fare un giro?” = andèm a fà un gir?
  • “Brianza”: Brianza
    • “La Brianza è una bella zona” = La Brianza l’è na bela zona

Il dialetto bresciano è una lingua viva e dinamica, che è in continua evoluzione. È una lingua ricca e affascinante, che è parte integrante della cultura della provincia di Brescia.

Similarità con il veneto

Il dialetto bresciano ha molte similarità con il veneto. Innanzitutto, il dialetto bresciano ha una serie di parole e espressioni che sono di origine veneta. Ad esempio, la parola “ciao” è di origine veneta, e viene usata anche in bresciano.

In secondo luogo, il dialetto bresciano ha una serie di caratteristiche fonetiche che sono simili al veneto. Ad esempio, il dialetto bresciano ha una pronuncia palatale di alcune consonanti, come la c, la l e la z. Questa pronuncia è tipica del veneto.

In terzo luogo, il dialetto bresciano ha una serie di caratteristiche grammaticali che sono simili al veneto. Ad esempio, il dialetto bresciano ha un sistema di declinazioni dei nomi e degli aggettivi che è simile a quello del veneto.

Tuttavia, il dialetto bresciano è una lingua distinta dal veneto. Ha le sue proprie caratteristiche fonetiche, grammaticali e lessicali.

Ecco alcuni esempi di parole e espressioni bresciane che sono simili al veneto:

  • “Ciao”: ciao
  • “Gira”: gira
  • “Oggi”: oji
  • “Domani”: doman
  • “Bene”: ben
  • “Male”: mal
  • “Grazie”: grasie
  • “Prego”: prego
  • “Scusa”: scusi

Il dialetto bresciano è una lingua affascinante e ricca di storia e cultura.

  • Il mantovano, presente nella provincia di Mantova, con tratti veneti ed emiliani.

La provincia di Mantova ospita una variante dialettale molto interessante e con tratti distintivi rispetto alle aree limitrofe: il dialetto mantovano.

Classificato tra i dialetti gallo-italici settentrionali, il mantovano presenta influenze soprattutto venete, dati i confini della provincia con il Veneto. Tuttavia, non mancano apporti dell’emiliano, vista la vicinanza con l’Emilia-Romagna.

Dal punto di vista fonetico, spiccano le 7 vocali del sistema vocalico e l’assenza di consonanti doppie tipiche invece di altri dialetti lombardi. Vi è inoltre la presenza della “e” muta e una musicalità che rende la parlata mantovana molto caratteristica.

Tra i tratti morfosintattici distintivi troviamo la trasformazione delle vocali finali “e” e “o” in “i” ed “u”, come avviene in area veneta. Un’altra particolarità è la sostituzione della “s” intervocalica con la “z”.

Il lessico riflette la cultura contadina e rurale del territorio, con parole come “sbregà” (guardare), “pótar” (potere), “ciapà” (prendere). L’influsso veneto emerge in termini come “ciòca” per indicare la donna.

Oggi il mantovano è parlato soprattutto nelle zone di campagna, mentre in città sta subendo una forte influenza dell’italiano standard. Ciò mette a rischio la sopravvivenza della parlata locale con le nuove generazioni.

Tra gli scrittori che hanno impiegato il dialetto mantovano nelle loro opere ricordiamo Andrea Maffei e Ippolito Nievo. Le origini virgiliane di Mantova hanno inoltre contribuito alla diffusione del mantovano in ambito letterario. Si tratta quindi di una parlata che merita di essere valorizzata e preservata come parte del patrimonio linguistico e culturale lombardo.

  • Il pavese, parlato nel pavese, vicino al piemontese.

Nel panorama dei dialetti lombardi, il pavese rappresenta la parlata dell’area di Pavia e della relativa provincia. Classificato tra i dialetti occidentali, presenta influenze sia liguri che piemontesi.

Dal punto di vista fonetico, spicca la presenza delle vocali chiuse “é” e “ó” oltre alle consonanti doppie e geminate tipiche anche del milanese. La cadenza è cantilenante e musicale.

La morfologia riflette tratti comuni ai dialetti gallo-italici settentrionali, con desinenze vocaliche per genere e numero. La sintassi è caratterizzata dall’uso diffuso del pronome impersonale “gh’è” (c’è).

Il lessico pavese attinge molto dalla cultura contadina e rurale del territorio. Troviamo infatti parole come “berghin” (contadino), “brüsaa” (bruciare le stoppie), “barbisön” (aquilone). Non mancano influssi del milanese, genovese e piemontese.

Oggi il dialetto pavese è parlato soprattutto nell’hinterland e nei centri minori della provincia. In città l’italiano standard sta via via soppiantando la lingua tradizionale. Ciononostante, il pavese continua ad essere una forma espressiva importante per la cultura locale.

Tra gli scrittori che hanno impiegato questa parlata ricordiamo Carlo Porta, poeta dialettale lombardo, e Ilvio Pestalozza, commediografo del Novecento. Il dialetto pavese merita di essere valorizzato e preservato come patrimonio culturale di Pavia e di tutta la Lombardia.

  • Il comasco, diffuso nella provincia di Como, con influenze del ticinese e del lombardo occidentale.

In Lombardia, la provincia di Como presenta una sua variante dialettale ben distinta: il dialetto comasco. Classificato tra i dialetti occidentali lombardi, il comasco risente molto della vicinanza con il Canton Ticino, da cui deriva una forte influenza franco-provenzale.

Dal punto di vista fonetico, spiccano vocali chiuse come la “é” e la “ó” tipiche anche del dialetto milanese. Le consonanti presentano il raddoppiamento tipico dei dialetti gallo-italici. La cadenza è molto melodiosa.

La morfologia presenta desinenze vocaliche per genere e numero, oltre all’uso di articoli determinativi e indeterminativi come “el”, “la”, “ün”. In sintassi troviamo costruzioni impersonali con “gh’è” come in pavese.

Il lessico comasco attinge dal mondo contadino e lacustre del territorio. Termini ricorrenti sono “belùm” (creditore), “mücia” (mucillagine), “piöia” (pioggia). Non mancano influssi del milanese e del ticinese.

Oggi il dialetto comasco sopravvive soprattutto nei centri minori e rurali, mentre in città sta cedendo all’italiano standard. Tuttavia rimane importante come lingua identitaria e per la salvaguardia delle tradizioni locali.

Tra gli scrittori in dialetto comasco spicca Carlo Porta, che lo utilizzò insieme al milanese. Un uso letterario importante fu fatto anche da poeti come il Parini. Si tratta di una parlata che va preservata nel patrimonio culturale lombardo.

Conclusione

Nonostante le differenze locali, i dialetti lombardi hanno origini comuni nel latino volgare parlato al tempo dei Romani. Nel corso dei secoli hanno subito influenze di altre lingue come lo spagnolo, il francese e il tedesco.

Oggi l’uso dei dialetti è in diminuzione, soprattutto tra i giovani. Tuttavia ci sono sforzi di conservazione con progetti culturali, registrazioni e corsi nelle scuole.

La promozione dei dialetti può valorizzare il patrimonio linguistico e culturale lombardo. Le parlate locali arricchiscono la lingua italiana con vocaboli, modi di dire e sfumature espressive originali.